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 Il Festival dell’Arte Reclusa è un Prodotto culturale unico nel suo genere a livello internazionale, reso possibile dalla perfetta sinergia fra Istituzioni Pubbliche ed Enti Privati: l’Organizzazione curata dal Centro Studi Enrico Maria Salerno, si avvale della collaborazione e/o del sostegno di:  Ministero di Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Direzione del Carcere di Rebibbia N.C., Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Lazio, Roma Capitale, Festival Internazionale del Film di Roma, Coordinamento Nazionale Teatro e Carcere, Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Biblioteche di Roma, Università Sapienza, Università Roma Tre, Associazione Teatro di Roma, Fondazione Fabrizio De Andrè, AIE – Associazione Italiana Editori, Scuola Internazionale di Comics, Ass. Teatri d’Area.  Sponsor: Fondazione Roma-Arte-Musei.
Il Centro Studi Enrico Maria Salerno, diretto da Laura Andreini Salerno, lavora dal 2002 alla promozione delle attività teatrali presso la Casa Circondariale Roma Rebibbia N.C., coinvolgendo i cittadini reclusi in un progetto di crescita culturale, artistica, professionale. A partire dal 2004, col consolidarsi dell’iniziativa, è stata avviata la sistematica progettazione e realizzazione di un vero e proprio Festival che accoglie eventi teatrali prodotti presso il Teatro del Carcere, ospitalità di spettacoli esterni selezionati sugli obiettivi specifici della dimensione “estrema” del contesto, produzioni di film e video, ospitalità di film e video, concerti, workshop tematici, incontri di aggiornamento professionale per i detenuti-attori, per giovani attori d’accademia, per tirocinanti e master-class delle università romane, progetti di integrazione fra carcere e scuole del Lazio mediante condivisione del palcoscenico fra studenti e detenuti.
Si tratta di una manifestazione che si protrae all’autunno di ciascun anno. Nel 2014 sono previsti 10 eventi diversi per un totale di 13 giornate di spettacolo.   La “regola” della lunga tenuta si spiegherà più oltre.
Nel Teatro di Rebibbia – dotato di una platea di 400 posti – sono stati ospitati oltre 40.000 spettatori dal 2004, con crescita costante attestata dalle liste-pubblico presentate alla Magistratura di Sorveglianza e convalidate per l’autorizzazione all’accesso di ogni evento.
A partire dal 2007 l’esperienza del Festival dell’Arte Reclusa si è potuto aprire ai teatri della città, con la collaborazione con il Teatro Eliseo – Patroni Griffi, col Teatro Quirino-V.Gassman,  con l’Argentina -Teatro di Roma. In questo modo il Festival ha potuto beneficiare di sempre maggiore visibilità e prestigio, non solo consentendo ai detenuti-attori di esibirsi oltre le mura penitenziarie, ma anche ospitando grandi nomi della scena nazionale, fino a varcare i confini con il successo planetario del film “Cesare deve morire” con cui i fratelli Taviani hanno documentato l’esperienza teatrale di Rebibbia. Il film è stato coprodotto dalla scrivente Associazione.
Nel 2009 è stato assegnato in Campidoglio il “Premio Anima” alle produzioni teatrali in carcere. Nel 2012 è stato assegnato in Campidoglio il “Premio Anima” per il cinema a “Cesare deve morire”. La pellicola era già stata insignita dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2012, di cinque David di Donatello 2012, dei Nastri d’Argento della Critica 2012 con Targa Speciale al cast del film composto esclusivamente da detenuti e dal regista della Compagnia Reparto G12, Fabio Cavalli (interprete e coautore del film).
I concetti di Giustizia e Bellezza – declinati artisticamente nelle forme più varie - sono i cardini attorno ai quali ruota il Festival. Il binomio – radicato, eppure spesso misconosciuto, nella nostra cultura – trae origine dalla visione greco antica: kalos e agathos sono i termini con cui si definiva la massima aspirazione umana. L’unione di Bellezza ed Eticità fu il fondamento dell’agire artistico e dell’intera costruzione della cultura occidentale. Il Festival vuole tematizzare il binomio classico e provare a sperimentare la tenuta di una sua rifondazione a partire proprio dal luogo e dalla comunità che ne sono più lontani. Apparentemente. Il carcere, territorio alieno all’armonia per definizione, può e deve essere il banco di prova per verificare se Bellezza e Giustizia non possano essere tutt’ora elementi fondanti del fare artistico. Oltre ogni orpello, moda e convenienza. Per la pura necessità di una dolente comunità umana di riscattare il dolore attraverso gli strumenti più originari: poesia, cultura, armonia, artigianato artistico e, forse, arte.
Nello stesso tempo gli eventi del Festival richiamano l’attenzione dei grandi artisti che sempre più spesso desiderano sperimentare la tenuta delle proprie opere nel confronto con la dura arena del palcoscenico “recluso”, che nulla concede agli estetismi e alla superficialità dell’agire scenico.
Ogni appuntamento favorisce l’incontro fra il Carcere e la Società Civile ed è occasione di dibattito fra detenuti, studenti, insegnanti, magistrati, avvocati, intellettuali, politici, artisti.
Il progetto, d’intesa con la Direzione di Rebibbia N.C., ambisce a trasformare un teatro di periferia, per di più situato all’interno di un luogo di reclusione, in un palcoscenico aperto alla cittadinanza, centro di diffusione e promozione permanente della cultura teatrale nazionale, luogo di incontro e scambio di esperienze artistiche e culturali.

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